Palazzo Auris sorge in una delle zone più nobili ed eleganti della città, interessata a un vero e proprio riordino urbanistico a partire dall’Unità d’Italia. La costruzione del Palazzo Auris s’inserisce, pertanto, in un clima di intenso fervore edilizio che caratterizza la città postunitaria.
Il Palazzo Auris occupa per tre lati un isolato che si estende da via Martiri di Kindù, già corso Umberto I, a via Dante Alighieri già via La Monta. La facciata squadrata e imponente è divisa in due ordini con paramento murario a bugnato liscio. Nell’ordine inferiore lesene binate di ordine tuscanico definiscono i limiti del prospetto che sviluppa, in corrispondenza del portale, un armonico movimento di superfici nelle mezze colonne binate, sempre d’ordine tuscanico. Analoga animazione si riscontra nella sovrastante trabeazione che al fregio liscio delle ali, alterna una ricca decorazione ad altorilievo nel piano avanzato che aggetta sul portale. Nell’ordine superiore la scansione plastica degli elementi di sostegno è affidata a lesene binate, d’ordine corinzio, poste al limite della facciata, mentre mezze colonne binate, sempre d’ordine corinzio, in continuità con l’avanzamento del corpo sottostante, fiancheggiano la maestosa finestra centrale, sormontata da una ricca decorazione ad altorilievo. Elemento di sicuro impatto visivo è il timpano che, impennandosi centralmente da un’accademica trabeazione, giunge a sconfinare nel breve attico sovrastante. Anche qui, lesene binate d’ordine dorico chiudono ai lati l’attico, mentre altre lesene binate d’ordine dorico, in continuità con l’avanzamento del corpo sottostante, fiancheggiano il timpano e chiudono il ritmo degli ordini della facciata.
Gli elementi architettonici esibiti nella facciata appartengono a un linguaggio che varia, rielabora e contamina formule tipiche dello stile neoclassico in una creazione dai ritmi modulati e ordinati. E se il risalto della parte centrale dell’edificio si connota di vaghe reminiscenze manieriste – si potrebbe addirittura parlare di stile neopalladiano – il ricorso a una decorazione equilibrata nel fregio sopra il portale e delle finestre superiori, sembra voler ristabilire i giusti rapporti con la classicità. In questi spazi gli scalpellini ostunesi, eredi di una tradizione scultorea che affonda le proprie radici nel passato quattrocentesco, hanno modo di esibire competenze e capacità nei grifi in posizione araldica, nei girali vegetali che si snodano da eleganti vasi fioriti e nello stemma. Come sfondo del palazzo, un ampio giardino sopraelevato e chiuso da mura era il luogo di ristoro della famiglia, giardino che appunto chiude la facciata posteriore e si pone allo stesso livello del primo piano, permettendo quindi di passare dagli ambienti domestici della casa a quelli esterni del giardino in continuità, senza bisogno di scendere scale. L’imponenza del caseggiato, la valenza dei suoi elementi architettonici, la sua collocazione in un’area di grande interesse storico e urbanistico concorrono a qualificarlo come uno dei più significativi esempi dell’edilizia gentilizia ottocentesca.